BOLOGNA – Il giorno 29/02/2024 noi grandi (non solo d’età ) ci siamo riuniti e, dopo aver letto “L’annuncio a Giuseppe ” in Matteo 1,18-25, abbiamo ascoltato il commento di don Giuseppe, che ha poi proposto una riflessione per gruppi su alcune domande scaturite dalla lettura.
1^ domanda:
Quale significato diamo alla definizione “uomo giusto “? È essere sempre pronti a eseguire la volontà di Dio manifestata nella sua Legge? Quale valore diamo alla nostra storia che non abbiamo scelto? Alla nostra vita con i suoi imprevisti? Sappiamo leggerli come avvenimenti provvidenziali? Abbiamo agito con coraggio in momenti o incontri
difficili? Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere.
Sintesi delle risposte:
Abbiamo compreso che l’uomo giusto, come Giuseppe, è chi osserva gli insegnamenti della Legge, ma sa anche essere aperto alla riflessione e ai cambiamenti che Dio può suggerirgli. Essere giusti significa essere pronti a eseguire la volontà di Dio, sapendo mettersi in ascolto. In questo modo possiamo aprirci ad accogliere gli imprevisti e ciò che la vita ci riserva affidandoci alla Sua volontà. Non è facile riuscire a considerare provvidenziali gli avvenimenti che talvolta ci sembrano superiori alle nostre forze, eppure molti di noi hanno sperimentato in momenti dolorosi l’intervento di Dio che come una “carezza ” ci ha fatto sentire protetti e sostenuti. Alla nostra età siamo consapevoli delle difficoltà presenti e future e della nostra fragilità, ma dobbiamo far sì che queste non diventino motivo di paura e ci inducano a stringerci alla fede come al nostro baluardo. Chi ha fede non è mai solo.
2° domanda
Sappiamo interpretare i nostri sogni? Senza cadere nelle facili suggestioni, che valore diamo ai sogni? Giuseppe ha avuto ben quattro sogni. Molti tra noi ricordano i sogni di san Giovanni Bosco. Sappiamo ancora sognare ad occhi aperti? Alla nostra età abbiamo ancora il coraggio creativo che dà spazio ai nostri desideri, a scoprire la novità nelle relazioni con persone che conosciamo da anni? Ci sentiamo coraggiosi per assumere nuovi incarichi nella vita sociale ed ecclesiale? Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere.
Sintesi delle risposte:
In generale diamo ai sogni un valore affettivo, legato al nostro passato e al ricordo dei nostri cari oppure li colleghiamo alla realtà che viviamo ogni giorno. Ma quelli a cui diamo più importanza sono i sogni ad occhi aperti realizzabili nella quotidianità. Tra questi possono anche esserci sogni e riflessioni che ci inducono ad assumere nuovi impegni e ad essere utili alla comunità, se cerchiamo di comprendere dove il Signore ci chiama. Nella relazione con gli altri possiamo sentirci incoraggiati ad uscire dalle nostre rassicuranti abitudini quotidiane e scoprire in noi attitudini che non sapevamo di avere. C’è infatti chi dà la propria disponibilità ad alcune iniziative della comunità parrocchiale, come portare la benedizione alle famiglie, impegnarsi nella Caritàs , nel catechismo, scoprendo che è più quello che si riceve che quello che si dà. Tuttavia occorre stare in guardia dall’orgoglio e da un certo senso di “potere ” che ne può derivare. Anche per questo ci proponiamo di documentarci sui sogni di san Giovanni Bosco e di chiederci come potremmo agire a favore del Centro per disabili di via Emilia.