BOLOGNA – Mercoledì 4 dicembre 2024, il comitato della Zona Pastorale Barca ha incontrato mons. Ottani nella sua visita periodica alle Zone, per un momento di verifica, di confronto e di programmazione futura. L’incontro è iniziato con la celebrazione della Messa alle 18.30 a S.Andrea e un momento di condivisione conviviale con i preti.
Don Stefano Ottani ha proposto una riflessione sul Magnificat, il cantico di Maria tratto dal Vangelo di Luca. Iniziando con la preghiera, si è sottolineata l’importanza di questo momento come fondamento del nostro stare insieme: non per pianificare iniziative, ma per lodare Dio, invocarlo e vivere la gioia di essere comunità.
Il Magnificat: Una Preghiera e un Modello
Il Magnificat è stato presentato non solo come una splendida preghiera, ma come un modello esemplare. Recitarlo ci insegna cosa significa pregare: un dialogo tra padre e figli in cui Dio ha sempre la prima parola. Fin dall’inizio della creazione, Dio parla e chiama alla relazione. La preghiera cristiana, dunque, non si riduce a una richiesta, ma è ascolto, adesione e risposta.
Maria, con il suo cantico, ci mostra questa dinamica. Ha ascoltato la Parola dell’Antico Testamento, l’ha accolta, interiorizzata e resa sua. La preghiera, in questo senso, ci plasma come figli di Dio, conformandoci ai suoi sentimenti e rendendoci partecipi della sua opera.
Il Realismo e la Speranza di Maria
Un elemento centrale del Magnificat è la visione realistica di Maria sulla storia umana. Ella riconosce l’esistenza dei superbi, dei potenti e dei ricchi, categorie che ancora oggi dominano il mondo. Tuttavia, con uno sguardo di fede, Maria afferma che Dio li ha già rovesciati.
Questa dichiarazione può sembrare in contrasto con la realtà visibile, ma il suo significato emerge dalla fede nella promessa divina. Maria guarda alla storia con realismo, ma anche con la certezza che Dio guida il mondo verso la salvezza. Questo non è solo un invito alla speranza, ma anche all’impegno concreto per la giustizia e la verità.
La Chiesa come Comunità di Speranza e Servizio
Il Magnificat descrive implicitamente ciò che la Chiesa è chiamata a essere: una primizia dell’umanità rinnovata. Una comunità dove i potenti si mettono al servizio degli umili, i ricchi condividono e gli intelligenti usano la loro conoscenza per il bene comune. La Chiesa è il luogo dove si sperimenta la condivisione profonda, il dono reciproco e la verità.
Recitando il Magnificat, ci uniamo a Maria nel magnificarlo per la grazia che ci ha dato, abbracciando la missione di vivere come testimoni del Regno di Dio, nella fraternità e nel servizio.
Conclusione: Un Invito alla Preghiera e alla Comunità
La riflessione di don Stefano si è conclusa con un invito a fare del Magnificat una guida per la nostra vita spirituale e comunitaria. La preghiera non è solo un gesto rituale, ma un’occasione per ascoltare Dio, accoglierlo e rispondergli con il dono di noi stessi. È anche un momento per costruire comunità, vivendo come fratelli e sorelle che si sostengono reciprocamente nella speranza e nell’impegno per il bene comune.
“Magnifichiamo il Signore per le sue opere e lasciamo che la sua Parola trasformi la nostra vita e quella delle persone che incontriamo”.
Gli interventi
Attività della zona pastorale e raccolta di idee
La zona pastorale ha organizzato due incontri assembleari, a marzo e giugno 2024, aperti agli operatori dei diversi ambiti, per discutere e raccogliere idee provenienti dalle tre comunità. Durante l’incontro di marzo, sono state raccolte e consolidate varie proposte emerse a livello locale. Nel successivo incontro di giugno, è stato deciso di concentrarsi su una o due iniziative specifiche per ambito, al fine di rendere il lavoro più concreto e focalizzato per l’anno in corso.
Bilancio delle attività e collaborazione tra comunità
Nel corso degli incontri del comitato di zona, tra cui uno tenutosi circa un mese fa, è stato fatto un bilancio delle iniziative delineate a giugno. La partecipazione è stata notevole, sia in termini di numeri che di profondità delle riflessioni. Durante questi incontri, il comitato ha analizzato i calendari delle tre comunità per identificare eventi o momenti da condividere a livello intercomunitario.
Struttura e coordinamento del comitato di zona
Il comitato di zona è composto da referenti per ciascun ambito e per ogni parrocchia. L’obiettivo è creare un coordinamento efficace, rendendo il lavoro omogeneo tra le tre comunità. Tuttavia, vi sono alcune criticità, come la necessità di sostituire i referenti per la liturgia e la Caritas. Nonostante queste difficoltà, le attività nei rispettivi ambiti continuano con il contributo di altri membri.
Catechesi: obiettivi e iniziative comuni
Nel settore della catechesi, si è rafforzata la conoscenza e il riconoscimento reciproco tra le parrocchie, favorendo una collaborazione naturale. Le iniziative quest’anno mirano a coinvolgere famiglie e bambini, sfruttando la dimensione zonale per superare le difficoltà organizzative. Tra le attività pianificate vi sono eventi simbolici come la “luce della pace” a Natale, celebrazioni del Carnevale e una Via Crucis nel periodo primaverile. Inoltre, sono previsti incontri per chi si prepara alla comunione, eventi di ritiro spirituale per adulti, e momenti per rafforzare le relazioni all’interno delle comunità.
Iniziative per giovani e formazione educativa
Per i giovani, gli educatori si sono incontrati a inizio anno per conoscersi meglio e pianificare attività come una “cena con delitto” a ottobre. Tra gli obiettivi emergenti c’è un maggiore focus sulla formazione giovanile, che dovrebbe portare a nuove opportunità di collaborazione e crescita.
Liturgia: canti e significato dei segni liturgici
Nel settore liturgico, si sta lavorando sull’unificazione dei cori delle tre comunità tramite prove mensili comuni, per condividere repertori e promuovere una maggiore armonia nei momenti di preghiera comunitaria. Un altro progetto in fase di sviluppo prevede “pillole informative” durante le celebrazioni per spiegare il significato dei segni liturgici, al fine di coinvolgere maggiormente i fedeli.
Caritas: iniziative e sfide
La Caritas si è concentrata su attività di sostegno educativo per bambini, con un’iniziativa di aiuto compiti che coinvolge circa 60 bambini, molti dei quali figli di immigrati. Altre attività includono il centro di ascolto e la distribuzione di viveri, svolte in collaborazione con enti locali e il terzo settore. Quest’anno, l’obiettivo principale è stato promuovere la conoscenza reciproca tra i volontari delle diverse parrocchie, realizzato attraverso incontri dedicati.
Momento di preghiera condiviso per la pace
Un’iniziativa significativa è stata la preghiera interconfessionale e interreligiosa, organizzata nell’ambito della giornata del povero. Questo momento di raccoglimento, che ha coinvolto musulmani, ortodossi e cattolici, si è svolto il sabato mattina prima delle attività principali. Ogni gruppo ha recitato la preghiera nella propria lingua, offrendo un simbolo di unità e dialogo per la pace.
In parallelo, si è ribadita l’importanza di un approccio inclusivo alla povertà, sottolineando il lavoro “con i poveri” e non “per i poveri”, valorizzando la loro dignità e promuovendo momenti di integrazione.
Iniziative comunitarie per la condivisione
Tra le attività in programma, è stato menzionato un pranzo comunitario che coinvolge famiglie, inclusi membri di diversa fede, per preparare e condividere i propri cibi. Questa iniziativa mira a costruire legami più profondi tra persone di varie tradizioni.
Si è discusso anche della formazione per adulti, proposta da Don Marcheselli nella parrocchia di Cristo Re, che ha offerto incontri periodici di riflessione sulla Parola, e della celebrazione della giornata del malato, organizzata a livello diocesano con il coinvolgimento delle tre parrocchie.
Riflessioni sul lavoro di zona pastorale
Negli ultimi quattro anni, il lavoro a livello di zona è stato graduale ma costante. L’obiettivo non era creare progetti eclatanti, ma fornire opportunità che arricchissero la vita delle tre comunità parrocchiali. Nonostante le sfide, si è optato per un approccio prudente, selezionando un progetto per ambito, per evitare di sovraccaricare le parrocchie già impegnate.
Un aspetto centrale emerso è la necessità di un “esercizio di pensiero”, ovvero immaginare un futuro per la zona pastorale e le sue comunità, affrontando la diminuzione del numero di presbiteri e valorizzando il ruolo dei laici.
Creazione di una comunità intrecciata
Le tre comunità parrocchiali, ciascuna con una storia e identità unica, devono evolvere da binari paralleli a una struttura più interconnessa. Si è sottolineata l’importanza delle relazioni e della conoscenza reciproca come base per costruire un futuro condiviso. La partecipazione crescente dei membri delle parrocchie alle iniziative comuni è stata identificata come un elemento facilitante.
Ministeri condivisi e comunione di intenti
Si è discusso della possibilità di creare figure ministeriali a livello di zona, come catechisti e ministri della consolazione, che possano coordinare e favorire un maggiore intreccio tra le comunità. Questa proposta riflette un cambiamento in atto nella Chiesa, che vede i laici sempre più coinvolti nella gestione pastorale.
Un elemento fondamentale del lavoro svolto finora è stata la comunione di intenti tra i tre presbiteri, che ha facilitato l’organizzazione di iniziative come la messa di zona settimanale, segno tangibile di unità tra le parrocchie.
Prospettive future
Il futuro della zona pastorale richiede un lavoro strutturato per trasformare le collaborazioni occasionali in una visione integrata e sostenibile. L’unità tra i presbiteri e il coinvolgimento attivo dei laici rimangono le basi per costruire comunità che sappiano rispondere alle sfide del nostro tempo, valorizzando le diversità e mantenendo uno spirito di dialogo e solidarietà.
Introduzione del segretario per la sinodalità don Santo Longo e il suo ruoloIl segretario per la sinodalità della città, don Santo descrive la struttura organizzativa locale, spiegando come ci siano quattro segretari responsabili di aree diverse: montagna, città, pianura e centro storico. Nonostante il suo incarico lo avesse inizialmente preoccupato per il carico di lavoro, l’esperienza si è rivelata un’opportunità arricchente per confrontarsi con nuove realtà. Accompagnare Don Stefano durante le visite gli ha permesso di ampliare il proprio sguardo pastorale e relativizzare le difficoltà delle sue parrocchie di Beverare e Bertalia. Questo “respiro di ossigeno” derivante dal lavoro congiunto ha evidenziato l’importanza di collaborare e condividere esperienze.
Esperienza e riflessioni sul Consiglio Pastorale
È intervenuto anche Gilberto Pellegrini, che accompagna don Stefano, sui tre anni di esperienza come presidente del Consiglio Pastorale diocesano, un ruolo che ha arricchito la sua comprensione della bellezza e della ricchezza della Chiesa. Pur trovando l’organizzazione delle riunioni impegnativa, esprime il desiderio di aumentare la frequenza degli incontri per favorire un maggiore scambio di idee e approfondire la collaborazione tra i membri. Questo sottolinea l’importanza della condivisione e del confronto continuo come strumento di crescita comunitaria.
Sfide e difficoltà nelle parrocchie urbane
Ha descritto la difficoltà di mantenere una presenza attiva nelle parrocchie urbane, dove il numero di abitanti è limitato e i frequentatori spesso provengono da fuori zona per seguire eventi specifici come il catechismo. La distanza tra chiese, anche solo di un chilometro, può rappresentare un ostacolo. Sottolinea il bisogno di essere grati per le risorse disponibili e invita a vedere le difficoltà come opportunità per innovare.
Progetti di condivisione e sinergia tra parrocchie
Un altro intervento ha proposto di armonizzare e condividere i beni tra le parrocchie, ad esempio strutture o risorse economiche, per sostenere i bisogni comuni. Viene menzionato un esempio pratico in cui una parrocchia ha prestato denaro a un’altra per evitare il ricorso alle banche. Questo sistema di mutuo aiuto viene interpretato come un segno concreto di carità cristiana. Inoltre, si suggerisce di celebrare insieme alcune importanti liturgie, come il Triduo Pasquale, partendo da una progressiva unione delle celebrazioni per favorire il senso di comunità.
Resistenze e limiti alla collaborazione liturgica
Nonostante il valore simbolico della collaborazione liturgica, emergono preoccupazioni riguardo alla capacità delle parrocchie di sostenere questa unione senza compromettere le proprie tradizioni. Viene sottolineata la necessità di rispettare i numeri ancora elevati di partecipanti alle celebrazioni locali, per evitare di alienare fedeli già attivi. Si discute di un possibile futuro in cui una maggiore unione sarà inevitabile, ma si riconosce che al momento il cambiamento deve essere graduale.
Idee per promuovere momenti condivisi
Si riflette sull’importanza di creare esperienze condivise, a partire da liturgie meno centrali come la Veglia di Pentecoste, che già rappresenta un momento significativo di unione. Si suggerisce di ampliare queste iniziative con altre celebrazioni, come la Giornata del Malato o la Domenica della Parola, mantenendo il focus sull’educazione alla preghiera e al valore comunitario. La collaborazione potrebbe estendersi a eventi legati alla Giornata del Povero, favorendo una progressiva armonizzazione delle attività pastorali.
Collaborazione liturgica e sperimentazioni comuni
Un importante punto discusso è stato il desiderio di avviare piccole iniziative di collaborazione tra le parrocchie, partendo da eventi condivisi che non stravolgano le attività esistenti, come liturgie comuni o celebrazioni specifiche. Questo approccio permetterebbe di consolidare il senso di comunità, creare un clima di condivisione tra preti e fedeli e abituarsi a una maggiore mobilità tra le parrocchie. È stato sottolineato come la difficoltà principale sia la mancanza di confronto tra le diverse zone e parrocchie, ma si auspica che scambi più frequenti possano portare idee innovative e soluzioni pratiche.
Struttura organizzativa del Vicariato e opportunità di confronto
La discussione si è concentrata sulla struttura organizzativa del Vicariato, con un esempio concreto di Bologna Nord, che prevede incontri periodici tra moderatori di zona per condividere esperienze e progetti. Tuttavia, emerge la necessità di ampliare queste opportunità di confronto includendo anche i fedeli e sviluppando reti più forti tra zone. La valorizzazione di pratiche già funzionanti in altre aree può rappresentare una fonte di ispirazione per migliorare la gestione locale. Viene suggerita una maggiore attenzione alle relazioni personali come strumento per favorire questo scambio.
Sfide nella comunicazione e nella documentazione delle attività
Un tema centrale è stata la difficoltà nel comunicare adeguatamente le attività delle parrocchie. Sebbene si producano materiali promozionali, come volantini e programmi, manca spesso un ritorno sotto forma di resoconti o storie che documentino le esperienze vissute. Questo limite è visto come un’occasione mancata per coinvolgere anche chi frequenta meno la comunità e per creare memoria storica. La proposta include l’uso di nuove tecnologie e la formazione di piccoli gruppi dedicati alla comunicazione, che possano fungere da riferimento sia a livello locale sia per la rete diocesana.
Sviluppo della ministerialità e valorizzazione delle tipicità locali
Un altro tema affrontato riguarda la necessità di prepararsi a un futuro in cui la diminuzione del numero di preti richiederà un maggiore coinvolgimento dei laici. Questo richiede un processo di formazione e valorizzazione, non una semplice risposta emergenziale. Sono stati citati esempi concreti di eventi interparrocchiali, come la Luce di Betlemme, il carnevale e la Via Crucis, che non sostituiscono le attività locali ma diventano un’occasione di incontro per tutta la zona. Si sottolinea l’importanza di continuare su questa strada per rafforzare il senso di comunità.
Conclusioni e prospettive future
La discussione si è chiusa con un bilancio positivo dei progressi fatti, con l’invito a continuare sulla strada intrapresa e a consolidare gli obiettivi raggiunti. L’idea è di procedere con un’azione strutturata e condivisa, mantenendo lo stile di lavoro adottato che già mostra risultati tangibili.
Con un clima di serenità e gratitudine, i partecipanti hanno chiuso l’incontro con uno sguardo positivo verso il futuro, confermando il desiderio di continuare a lavorare insieme per il bene delle parrocchie e delle zone pastorali.