Gruppo giovani

Le crepe da cui entra la luce: Maurizio e Giulia, una famiglia affido tra fede, crisi e speranza

Una coppia che ha scelto di non avere paura della complessità, raccontando dubbi, fatiche e la bellezza di un Vangelo vissuto nelle crepe della vita.

BEATA VERGINE IMMACOLATA – Una storia che inizia in discoteca e tra gli scout, prosegue tra volontariato, figli e affidi, e oggi naviga in un mare mosso di domande. È la vita di Maurizio e Giulia, raccontata senza filtri domenica 23 novembre 2025 ai giovani della Zona Pastorale. Davanti a un gruppo di ragazzi tra i 17 e i 28 anni, la coppia – lui 42 anni, lei 39 – ha messo a nudo la propria esistenza, fatta di slanci entusiastici e “crepe” inaspettate. Un dialogo moderato da Don Andrea, amico di famiglia, che ha svelato come la fede, l’amicizia e l’amore non siano una ricetta per una vita perfetta, ma uno strumento per imparare a riparare i vasi rotti con l’oro della resilienza e della condivisione.

L’incontro, il secondo di un ciclo per il “Gruppo Giovani” (giovani adulti post-superiori), – qui il primo con Luca Zambonelli – si è svolto dopo la cena organizzata da SPAZIO LIBERO, il gruppo di volontari che tiene aperto il salone della BVI alla domenica sera, proprio per favorire l’aggregazione giovanile.

Don Andrea ha presentato l’obiettivo di queste chiacchierate: ascoltare persone che hanno “già fatto un po’ di cammino” per confrontarsi sulle scelte di vita, di coppia e di fede.

La storia di Maurizio: dalla ribellione alla svolta

Maurizio ha raccontato una giovinezza turbolenta: difficoltà di impegno e risultati alle scuole superiori, compagnie di amici problematiche, rapporto difficile con i genitori. Ha passato una fase di “grande ateismo” dai 14 ai 19 anni. La svolta arriva a 19 anni, dopo un incidente d’auto (senza conseguenze gravi). Quel evento lo porta a un duro esame di coscienza: “Tirando un bilancio di quei primi 19 anni, non ero contento per niente”. Spinto da un amico, entra nel mondo degli scout, un ambiente che all’inizio lo sconvolge e che i suoi vecchi amici considerano una follia. È lì che scopre un modo diverso di vivere e, sotto, “il Vangelo”. Un “grande innamoramento” che gli dà una direzione.

La storia di Giulia: una linearità apparente

Giulia descrive un percorso più “lineare”: famiglia cattolica, valori chiari, liceo scientifico e adolescenza serena negli scout. Tuttavia, ammette un’attrazione per “qualcosa di diverso” e un idealismo che poi si scontra con la complessità della vita. Riconosce che l’incontro con Maurizio, “con i brillantini e l’orecchino”, fu intrigante proprio per quella sua diversità.

L’Incontro e gli anni dell’entusiasmo

Si conoscono in parrocchia (lei 17 anni, lui 19) e iniziano un fidanzamento che li porta, nel 2006, a un viaggio fondamentale a Gerusalemme. In quel periodo, la fede diventa più personale e radicata, grazie anche alla guida di figure come Don Giovanni Nicolini (zio di Don Andrea) e il diacono Lorenzo. È a Gerusalemme che, l’11 agosto 2006, decidono di fidanzarsi. Si sposano giovani, nel 2008, e vengono subito travolti da un periodo di grande entusiasmo: volontariato, casa sempre aperta, amicizie numerose e un forte senso comunitario. Entrambi iniziano a lavorare nel sociale, trovando in questo un grande senso.

La famiglia e le “crepe”: gli affidi e la fatica

La loro vita familiare si intreccia profondamente con l’accoglienza.

  1. Il primo affido: Accolgono una neonata, per due mesi e mezzo. Un’esperienza breve ma intensa, che li fa sentire “una cosa sola”, dimostrando come l’amore crei legami indipendentemente dal sangue.
  2. Il figlio del cuore: Nel 2017 accolgono M., allora un bambino di poco più di un anno. L’affido, inizialmente temporaneo, si trasforma in un percorso più stabile. Per sette anni M. diventa a tutti gli effetti il loro terzo figlio. Tuttavia, a settembre 2023 arriva il decreto del tribunale: M. deve tornare dalla madre biologica, ora in una situazione più stabile. Questo evento scatena una “tempesta emotiva” nella famiglia. La separazione, avvenuta nel giugno 2024, è definita da Maurizio un’esperienza che li ha “crepati”. Giulia racconta di aver scoperto lati di sé che non conosceva: ansia, senso di smarrimento…

Le riflessioni sulla fede e sulla vita

Proprio da questa “crepa” nascono le riflessioni più profonde della serata:

  • La fede nelle difficoltà: Maurizio ammette di fare fatica a capire il “disegno” in certe situazioni dolorose, ma riconosce che è “fisiologico” nella vita di un cristiano attraversare momenti di buio e domande.
  • L’offerta imperfetta: Citando la canzone di Leonard Cohen (“Anthem”) proposta all’inizio (“There is a crack in everything / That’s how the light gets in”) – qui il testo della canzone con la sua traduzione –  rifiutano l’idea di una “vita perfetta”. L’invito è a “dimenticare la propria offerta perfetta” e ad accettare che la vita non è una “marcia trionfale senza sbavature”.
  • Kintsugi, l’arte di riparare con l’oro: Usano la metafora giapponese del Kintsugi: le crepe e le ferite non vanno nascoste, ma possono essere riparate con l’oro, diventando parte preziosa e unica della nostra storia.
  • L’importanza della comunità: Sottolineano più volte che senza la rete di amicizie, la comunità parrocchiale e il sostegno di figure come Don Andrea, non ce l’avrebbero fatta. La loro forza è stata il non aver paura di mostrare la propria fragilità e di chiedere aiuto.

Le domande dei giovani

I giovani hanno poi rivolto domande sui loro lavori nel sociale (lui in ufficio personale di una cooperativa, lei in un centro per l’autismo), sulla reazione delle loro famiglie d’origine (sostanzialmente supportive nonostante le preoccupazioni) e su come gli studi abbiano influenzato le loro scelte (in modo marginale, privilegiando le relazioni e le opportunità). L’incontro si è concluso in modo informale, con un ringraziamento per la sincerità con cui la coppia ha condiviso un “viaggio molto bello e molto complesso”.