BOLOGNA – l 12 novembre 2025 i “Grandi non solo d’età” hanno partecipato ad una interessante visita alla Certosa di Bologna, guidati da Miriam Forni.
Il complesso monumentale , fondato nel 1801, è un vasto museo a cielo aperto, già visitato dai giovani aristocratici dell’Ottocento, che lo includevano come tappa importante nel loro “Grand Tour ” di formazione: tra essi Byron, Dickens, Stendhal.
La “città dei morti” si presenta simile alla “città dei vivi” con i suoi numerosi portici e chiostri tra viali fiancheggiati da tassi e cipressi, alcuni dei quali secolari.
La visita è iniziata dall’antico nucleo del convento dei Certosini, fondato nel 1334, sulle cui rovine è stato istituito il cimitero dopo l’emanazione dell’editto di Saint-Cloud (1804), con cui Napoleone stabilì che i cimiteri dovessero essere costruiti fuori dalle mura cittadine.
La visita si è sviluppata attraverso i quattro chiostri monumentali, ricchi di sculture neoclassiche ottocentesche.
Tra le opere illustrate si possono segnalare le figure delle statue “dolenti”, tra cui risulta di mirabile fattura quella della “Desolazione“, in marmo, dello scultore Vincenzo Vela: la donna, seduta con il volto tra le mani, colpisce per lo sguardo intenso e velato di malinconia, a rappresentare la tristezza della morte, ma forse anche la disillusione delle speranze dell’Italia risorgimentale e post-unitaria. Intenso e severo è anche lo sguardo dell’angelo che invita al silenzio, col gesto del dito impositivo, ma allo stesso tempo delicato. L’ angelo è seduto, indossa una tunica panneggiata e ha i capelli ricci mossi dal vento.
Il video della visita:
La stessa ricerca dei particolari si trova nel monumento a Gioacchino Murat, sempre in marmo, fatto erigere dalla figlia Letizia Murat Pepoli, che vi è sepolta: pregevolissimo il realismo della giubba da ussaro e delle pieghe degli stivali indossati dal generale napoleonico, raffigurato in piedi su un alto piedistallo.
Di grande effetto il monumento funerario al fabbro municipale Gaetano Simoli (1896), che spicca per il candore del marmo recentemente restaurato (2024). La statua svetta su un alto piedistallo col suo lungo grembiule da lavoro e con in mano gli strumenti del mestiere. Si tratta del primo lavoratore nella storia della Certosa ad avere avuto una sepoltura monumentale.
Interessanti anche le simbologie, come quella sulla tomba dello statista Marco Minghetti, dove una porta chiusa, in bassorilievo schiacciato, tra due angeli in piedi indica il mistero impenetrabile dell’aldilà, laddove in altre tombe la porta appare socchiusa a rappresentare uno spiraglio di speranza nella vita eterna.
Tra i personaggi più noti, Giosuè Carducci riposa in una tomba a forma di imponente altare di granito rosso. Poco distante si trova la sepoltura di Lucio Dalla, su cui si staglia
l’inconfondibile sagoma in bronzo del famoso cantautore.
Il percorso si è concluso nell’area dedicata ai Caduti della I guerra mondiale, dove campeggiano due gigantesche calotte a ipogeo, sotto le quali sono conservati gli ossari dei caduti, presidiati da due sentinelle di marmo.
Sono solo alcune delle numerose opere d’arte che si possono ammirare nella Certosa di Bologna, illustrate dalla guida con grande competenza e vivacità. I “Grandi non solo di età” ne sono rimasti incantati e affascinati come sempre accade davanti alla bellezza dell’arte.











