Tempo del Creato 2025

Ecologia Integrale: oltre la sostenibilità, la sfida della trasformazione

Il prf. Zamagni ha snocciolato dati, denunciato illusioni e proposto soluzioni concrete, ispirate alla Laudato Si’, per un futuro più giusto e rispettoso del creato.

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Bologna, 16 ottobre 2025 – Un’analisi lucida e appassionata dei mali ambientali che affliggono il pianeta e una road map concreta ispirata ai principi dell’ecologia integrale. Questo il cuore della conferenza tenuta – seppur a distanza a causa di un’influenza – dal Prof. Stefano Zamagni, su invito del Tavolo Diocesano per la Questione del Creato. Di fronte a un pubblico attento nel salone della Parrocchia Beata Vergine Immacolata, l’economista ha dipinto un quadro allarmante ma non rassegnato, indicando nella falsa equazione tra crescita e sviluppo una delle radici del degrado e nell’enciclica di Papa Francesco la bussola per una nuova alleanza tra cultura, uomo e ambiente.

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Riassunto Dettagliato della Conferenza

1. La Gravità della Situazione: Dati e Inazione Politica Il Prof. Zamagni ha esordito con dati scioccanti per descrivere l’accelerazione del degrado ambientale:

  • Dal 1990 a oggi sono stati abbattuti 420 milioni di ettari di foreste, un’area pari a 14 volte l’Italia.
  • Il 75% degli ecosistemi terrestri e marini è distrutto.
  • L’Europa, con il voto contrario dell’Italia, ha di fatto sospeso il Green Deal.
  • Le politiche attuali sono solo di mitigazione e adattamento (“mettere i cerotti”), insufficienti senza politiche di trasformazione.

2. Le Cause Profonde della Crisi Ecologica Zamagni ha individuato quattro cause principali:

  • A) Confusione tra Crescita e Sviluppo: La crescita (quantitativa) è un attributo anche di piante e animali. Lo sviluppo (dal latino de-viluppo, “togliere i lacci”) è proprio solo dell’uomo e ha tre dimensioni: economica, relazionale e spirituale. Aver dimenticato le ultime due a favore della sola crescita materiale è un errore fatale.
  • B) L’Illusione dell’Infinitezza della Natura: Per decenni si è creduto che le risorse naturali fossero inesauribili e capaci di autorigenerarsi indefinitamente, sottovalutando l’impatto dell’inquinamento e della deforestazione.
  • C) La Fame Energetica dell’Intelligenza Artificiale: Entro il 2030, l’IA assorbirà il 50% dell’energia globale. Questo, non dichiarato pubblicamente per paura di guerre economiche, creerà una carenza energetica che colpirà soprattutto i poveri.
  • D) Il Capitalismo della “Società dei Consumi”: Oggi il profitto nasce principalmente dal consumo di massa. L’esempio del fast fashion (abiti in acrilico, derivato dal petrolio) è emblematico: è la seconda fonte di inquinamento al mondo, poiché questi capi, non riciclabili e tossici se bruciati, finiscono per diventare microplastiche negli oceani.

3. Le Reazioni Inadeguate e la Proposta dell’Ecologia Integrale Di fronte a tutto questo, le tre reazioni dominanti sono tutte sbagliate:

  1. Business as usual (continuiamo così).
  2. Regolamentazione internazionale (inefficace senza ratifica unanime).
  3. Decrescita (non convincente, perché punisce senza proporre alternative).

La vera novità, ha spiegato Zamagni, è l’Ecologia Integrale proposta dieci anni fa dalla Laudato Si’. Questo approccio unisce in modo inscindibile tre dimensioni:

  • Culturale: Educare e far uscire gli intellettuali dalle loro torri d’avorio.
  • Economica: Trasformare i modelli di produzione, non solo mitigarli.
  • Etica: Siglare una nuova alleanza tra uomo e natura, entrambi opera di Dio.

4. Le Proposte Concrete per Agire Subito Il professore ha elencato azioni precise e non più rimandabili:

  • Abolire il PIL come metro di benessere: È una misura immorale che calcola la crescita, non lo sviluppo. Sostituirlo con nuovi indicatori (es. BIL, Benessere Interno Lordo).
  • Dichiarare illegale il “Land Grabbing”: L’accaparramento di terre fertili da parte di nazioni ricche (Cina, USA, India) in Africa e Sud America priva le popolazioni locali di lavoro e cibo, alimentando le migrazioni forzate.
  • Attuare lo “Swap” Debito Ecologico/Debito Finanziario: I paesi occidentali, responsabili storici dell’inquinamento, hanno un debito ecologico verso il Sud del mondo. Questo deve essere compensato con il debito finanziario che i paesi poveri hanno con l’Occidente.
  • Dichiarare l’Ambiente “Bene Comune Globale”: Non “bene pubblico” (gestito solo dallo stato) ma “bene comune”, da gestire con democrazia deliberativa dalle comunità. È necessario modificare la Costituzione Italiana, che non cita il “bene comune”.
  • Riformare le regole del Fondo Monetario Internazionale: Fermare l’“usurocrazia” (termine di Papa Francesco) che strangola i paesi poveri con tassi usurai, costringendoli a tagliare sanità, scuola e a deforestare per ripagare il debito.

5. La Vera Speranza: Virtù da Combattimento Zamagni ha concluso sfatando un luogo comune: la speranza non è attendere passivamente, ma è una “virtù bambina” (come diceva Péguy) che “tira” per mano la fede e la carità. È la virtù del combattimento, di chi si rimbocca le maniche. Diffondere paura (“siamo alla fine”) è controproducente; seminare speranza, mostrando che soluzioni concrete esistono, è il compito di ogni credente e cittadino.

6. Dialogo con il Pubblico e Chiusura Nel dibattito, Zamagni ha:

  • Ribadito l’importanza delle comunità energetiche e degli investimenti etici (citando il documento vaticano Mensuram Bonam e il Jubilee Report).
  • Sottolineato il legame tra guerra e inquinamento (produzione di CO2 e CF4), proponendo la creazione di un Ministero della Pace.
  • Spiegato che la transizione ecologica (es. auto elettrica) richiede fondi di compensazione per chi perde lavoro in settori obsoleti, applicando la Teoria della Traversa di John Hicks.

La serata si è chiusa con un incoraggiamento a continuare il cammino intrapreso, seminando attivamente semi di speranza.