BOLOGNA – ll giorno 18 gennaio 2024 noi grandi (non solo d’età) ci siamo ritrovati e, dopo aver letto il brano di Matteo sulla genealogia di Gesù ( Mt 1, 1-17) e ascoltato il commendo di don Andrea, abbiamo riflettuto, divisi in gruppi, sulle seguenti domande:
- “La generazione che segue” : cosa crediamo sia importante trasmettere ai nostri figli? Siamo concordi?
- ” Generati da Dio”: nella mia vita spirituale che importanza ha essere figli di Dio? Cosa significa per me essere generato da Dio?)
- ”Generare altri”: cosa pensiamo della genitorialità allargata nelle sue varie accezioni? Aprire le porte della nostra casa può contribuire alla nostra crescita come cristiani, come sposi e genitori?
Le riflessioni scaturite sono le seguenti.
Domanda 1.
La risposta che accomuna tutti è che i figli vanno educati con l’esempio, con l’apertura al dialogo e con il confronto. Il rispetto degli altri, il senso della reciprocità, della generosità, dell’onestà intellettuale e i prìncipi della fede sono i valori da trasmettere perchè i figli possano orientarsi liberamente e responsabilmente nelle scelte di vita e nelle decisioni da prendere. I figli non sono una nostra proprietà e dobbiamo rispettare le loro aspirazioni e la loro libertà di scelta. Forse da giovani non si ha piena consapevolezza di tutto questo e non sempre regna l’accordo tra i genitori, ma proprio per questo motivo è necessaria un’attenzione continua e la fiducia nell’aiuto di Dio.
Domanda n.3
La “genitorialità allargata” ha fatto pensare alle coppie che adottano bambini spesso stranieri. Concordiamo nel riconoscere loro il coraggio e la forza, che non tutti hanno, di assumersi un impegno così gravoso e complesso.
Oggi si parla di famiglie allargate anche per quanto riguarda genitori separati, che formano altre famiglie, dove vengono accolti figli di altri matrimoni. Anche quelle sono degne di rispetto, se riescono a creare al loro interno armonia e amore.
La genitorialità allargata comporta anche la disponibilità ad aprire le porte della nostra casa, ma questo non sempre è facile, se non abbiamo già una conoscenza pregressa delle persone, e significa renderci il più possibile disponibili ad aiutare gli altri, soprattutto se hanno bisogno di punti di riferimento. Questo può comportare sacrifici e richiede necessariamente una forte coesione nella famiglia, ma se ci si riesce, ci si rende più forti e più maturi nella fede. In tutti questi casi la parola chiave è “accoglienza”.